Omaggio a Meri
Sabato 25 novembre 2017 – ore 12-18
Foyer del Teatro Vascello – Via Giacinto Carlini, 78 – Roma
IL MIO INCONTRO CON GIORGIO BELLEDI
pagina di Meri Lao per il memorial recital Sono Belledi
del 7 novembre 2009 al Theatro del Vicolo di Parma
Si era alla fine degli anni Settanta. Avevo temporaneamente abbandonato la carriera pianistica, in compenso curavo molti dischi e quasi ogni anno riuscivo a pubblicare un libro. Libri sui canti ribelli dell’America Latina, sul femminile musicale ossia Musica strega, sulla didattica, e il primo saggio sul tango apparso in Europa, edito da Bompiani, coi buoni auspici di Umberto Eco, di Antonio Porta e di Astor Piazzolla. Pur abitando a Roma, viaggiavo spesso per lavoro a Milano e a Parigi. Una vera “nordica” vento in poppa.
Un giorno ricevo una telefonata sui generis: è Giorgio Belledi. Dice di aver letto tutto quanto ho scritto, e che in Tempo di tango, soprattutto, ha trovato la chiave interpretativa delle sue proprie paure, e voleva farne uno spettacolo. Prendiamo un appuntamento, a Roma, a casa mia.
Era estate. Mi trovo davanti questo parmense che sembra un sudamericano da tango, l’aria un po’ nihilista, i baffetti, il vestito grigio, il cappello sulle ventitré. Mostra il libro sul tango pieno di sottolineature. Vuole che gli spieghi la mia affermazione che il tango ha paura del futuro (“terror al porvenir”), perciò si rifugia in situazioni trascorse, nel passato (“tutta la mia vita è ieri”), nella “vecchia gioventù”…
Belledi sembra dare un senso letterale alle metafore. Mi domanda se è lecito fare uno spettacolo in cui un uomo, terrorizzato dal futuro, assolda un’orchestrina, la quale, al momento della crisi, ha il compito di suonargli un tango per riportarlo al passato. Accanto a lui, una donna che gli fa da madre, da maestra, da infermiera, da amante, da moglie, lo rende vedovo, e lo ammazza… Ma qual è la grande paura?, gli domando. Ovvio: quella dei buchi neri. Quali, i buchi neri astrofisici, l’antimateria? Certo, finiremo tutti divorati da un buco nero! Lo dici in senso metaforico per la morte? No, no, i buchi neri proprio!
Ho amato subito questo Giorgio Belledi che voleva esorcizzare teatralmente una siffatta incommensurabile paura.
Ho curato tutte le musiche del Tango nero, sia quelle originali, sia quelle mie: la trascrizione, gli arrangiamenti, l’adattamento in italiano. L’ha prodotto la Compagnia del Collettivo, con allegria e rispetto. Durante le prove ci siamo divertiti un mondo. Anche quando tra i candidati violinisti che si erano presentati, uno mi ha dato della “sporca borghese” perché gli chiedevo di fare un arpeggio di sol discendente e lui non leggeva la musica. Per fortuna abbiamo pensato di mettere un cartello al Conservatorio per un provino, e arrivò un ventenne al quale chiesi di suonare un Capriccio di Paganini e lui, bellissimo e sicuro, domandò “Quale?” Ed ebbe la parte, beninteso. Una volta è venuta a trovarci Pina Bausch, e da lì le è scattata la voglia di tentare le vie del tango. E a me, tornata a casa, la voglia di riprendere il pianoforte e mettere in scena la mia Tanghitudine.
Caro Giorgio, sei riuscito a salvarti dai buchi neri astrofisici e sei partito in un modo più normale. Mi dispiace di non essere presente in teatro a testimoniare per te, con uno dei nostri tanghi. Sono stata investita da una macchina (la vita da pedone è sempre più dura qui a Roma) e mi trovo in seggiola a rotelle, come il protagonista di Tango nero!
Scena III, seconda apparizione di Marianna, Minuettatrice appassionata
MARIANNA (riemergendo da dietro la cortina fumogena, sempre composta) – Rieccomi qui, cari miei posteri, in diretta dall’eternità! (Mentre parla, compie piccoli passi in sei tempi, inchini sobri, contenuti. Il suo portamento mette in mostra il décolté. Porge la mano destra all’inesistente partner descrivendo una S sul pavimento, dopodiché gli porge la mano sinistra. È chiaramente impegnata nell’esecuzione di un Minuetto).
GIORNALISTA 3 – Marianna Mozart, se non andiamo errati, vuole rivendicare la paternità delle musiche di suo fratello?
MARIANNA – Lasciamo stare la paternità e la maternità, caro postero di un televisivo. Io voglio rivendicare i “miei” diritti a realizzare la “mia” vera vocazione. Tenga presente che sono nata un 30 luglio (1751). Sono dunque del segno del Leone, segno dei condottieri, dei capi, degli chef. Tutta la vita ho sognato di diventare uno chef. Ma per colpa di mio fratello non ho potuto.
GIORNALISTA 3 – Ah…! Ora abbiamo capito: Marianna Mozart sognava di dirigere l’orchestra!
MARIANNA – Chef d’orchestra, io? Fossi matta! Io volevo diventare un’ultra-chef teorico-pratica di cucina. Anzi, voglio. Dopo il bicentenario di mio fratello, posso considerarmi finalmente libera dalle catene della musica, caro postero di un televisivo. E ho un infinito panorama davanti a me.
GIORNALISTA 4 – E lei, signora Emme Emme, sostiene che per colpa del suo famoso fratello…
MARIANNA – Certo! Prima mio padre, poi mio fratello, mi hanno invaso tutto con quell’infra-attività che è la musica. È chiaro come una meringa che, se non esistesse la musica, continueremmo a vivere lo stesso. Ma se non mangiassimo, moriremmo. Vuol mettere, postero di un giovane, la differenza che c’è tra una pur buona musica e un pasto da cordon-bleu? La musica entra da un orecchio ed esce dall’altro; il cibo entra dalla bocca e ci mette le ore prima di uscire, del tutto irriconoscibile… Perché il cibo è assolutamente endo, intra, trans, e si trasforma in pelle, ossa, tessuti, carne…!
GIORNALISTA 4 – Capiamo il suo entusiasmo, signora Emme Emme, ma vorremmo che lei ci spiegasse come cominciò lo scambio musicale -diciamo così- tra lei e suo fratello.
MARIANNA – Tutto cominciò quando mio fratello era un bimbetto di sei mesi e lo mettevamo sul vasetto a fare i suoi bisognini. Mamma voleva che lo tenessi buono. “Su, Nannerl, cantagli!”, “Dai, Nannerl, tienigli le manine e cantagli!”. E io passavo le ore a improvvisare per lui, con la mia voce di soprano leggero, delle bagatelle del genere (sempre dedita alle figure del Minuetto, scandisce con indifferenza le parole della cantilena):
Se il bambino fa la cacca
lo si vede dalla chiappa
che sta sotto la casacca.
Se il bambino fa la cacca
come premio avrà la pappa
fatta con latte di vacca
e segnata da una Kappa.
GIORNALISTA 4 (agli altri) – Non capisco un’acca.
GIORNALISTA 3 – Kappa significa Köchel, il nome di chi ha catalogato l’opera mozartiana…! Bisogna informarsi quando si intende fare un programma importante come questo.
MARIANNA – Ogni Kappa rappresentava il premio della cacca. Mia madre controllava la cacca. Mio padre controllava se gli avevo composto l’opera uno, due, tre, quattro… Non la smettevano di colpevolizzarmi: “Nannerl, che sorella sei?” E io, che avevo cinque anni e mezzo più di lui, che l’avrei voluto crescere come un geniale gourmet, con pappe pensate apposta per lui -cioè piatti nazionali europei trascritti, facilitati e personalizzati- ho passato la vita a imbottirlo di musica…! Ormai ci aveva preso il vizio! (Intenta in un dorso a dorso di ballo).
GIORNALISTA 1 – Questo che lei racconta, signora Marianna, è una prova di ciò che ho letto da qualche parte, vale a dire che… l’andare di corpo… non solo eccitava la fantasia di suo fratello, ma gli procurava una sorta di soddisfazione animale. C’è poi la nota coprolalia…
MARIANNA (un ultimo inchino indica la fine del Minuetto; torna, accompagnata dall’invisibile partner, al punto di partenza, dietro la tastiera. Accaldata dal ballo, prende il ventaglio) – Ma come la fanno lunga questi posteri con la coprolalia! Chi non ha mai riso nell’udire o nel pronunciare parole come “cacca” e “culo”? Perché lei, signorina mia postera, preferisce parlare di “materie defecabili” e di “fondi schiena”? Eppoi, chi deve ritenersi più soddisfatto, chi non è riuscito a farla o chi l’ha fatta…? Noi della famiglia Mozart siamo sempre stati giusti in queste cose. Anche mia madre si divertiva a parlare, a scrivere, e anche a mangiare condito. Sapete come avevamo intitolato, tutti d’accordo, i cànoni che gli editori Breitkopf e Haertel hanno ribatezzato “Nichts labt mich mehr” (Nulla più mi conforta) e “Lasst froh uns sein” (Stiamocene allegri)? (Grasse risate). Sentite bene: “Leck mir den Arsch recht shon sauber” (Leccami il culo) e “Leck mich im Arsch” (Vaffanculo)…!
Una potente perturbazione fonico-luminosa sulle parolacce e le risate di Marianna produce la scomparsa della stessa.
Questa ricerca sulla figura femminile nella canzone italiana è cominciata nel 1975 insieme ai ragazzi del Liceo Statale Sperimentale della Bufalotta di Roma. Inserita in un programma interdisciplinare delle “materie espressive” (come si diceva allora), finalizzato a spettacolo, contava sull’apporto di Vilda Ciurlo per la drammaturgia e la regia, di Filippo Ottone per la fotografia, e mio per gli arrangiamenti musicali, la concertazione delle voci e gli strumenti. Le classi erano bellissime, e con loro abbiamo messo in scena spettacoli anche più seri e intensi (la Beat Generation, il Futurismo, i Canti di Amore e di Lavoro delle Tradizioni popolari, i Canti della Resistenza Europea alterni alle Lettere dei Condannati a morte), ma il caso volle che le piazze e i teatri di Roma ci richiedessero insistentemente Mica sarai femminista!?: così si intitolava la nostra satira rivistaiola sulla misoginia nella canzone di consumo (e nella pubblicità, e nei luoghi comuni). Ogni volta era un pienone, e non solo nelle salette sperimentali come il Teatro in Trastevere, Spazio Uno, la Maddalena, ma anche al Teatro Argentina, dove lo rappresentammo a favore del Tribunale Russell che giudicava le dittature latinoamericane come criminali di guerra. Il teatro era straripante, Lelio Basso esultava, seduto in prima fila accanto a me che, camuffata, dirigevo gli allievi. Lo spettacolo fu ripreso dalla ReteDue a cura di Alberto Argentini e Roberto Capanna, ottenendo i maggiori indici di gradimento e di ascolto tra i programmi per la riforma. Fu salutato dalla critica come un modo divertente di fare cultura, di intervenire nell’accadimento quotidiano, di decodificare criticamente un materiale che in genere va sorbito in modo passivo. Anna Maria Mori, Beniamino Placido, Mariella Gramaglia, Lea Massari, Giammaria Volontè ne erano entusiasti.
(Prefazione al libro Donna canzonata, edizione Zona, 2007)
Vai alla pagina del libro Donna canzonata
Un bimbo entrò gridando Mamma Mamma! |
Sembra l’immagine della Madonna |
Voglio te, una vita, far l’amore tra le vigne |
Gianni Borgna, tredici anni consecutivi come assessore alla cultura di Roma, docente universitario e saggista, analista dei fenomeni nazional popolari come il Festival di Sanremo e di eventi che stanno sul crinale tra destra e sinistra come la morte di Pasolini, presenta il libro di Meri Lao Donna Canzonata, Indagine sconsolata e beffarda sulla donna in un secolo di canzoni italiane, Editrice Zona (2006), a Roma il 24 ottobre 2006. Tra il pubblico ex allievi e colleghi del LUS (Liceo Unitario Sperimentale), luogo dal quale è iniziata la ricerca sulla figura femminile nella canzone italiana. Una serata all’insegna dell’ intensa, curiosa e affabile partecipazione di Gianni Borgna, ripescata e diffusa oggi su YouTube, a un anno della sua scomparsa.
Meri Lao testimone di accessibilità per dismappa dopo l’incontro “Per non essere postuma” al Teatro Laboratorio di Verona
Guarda la pagina dedicata su dismappa.it
Dal 30 luglio al 16 agosto in Friuli-Venezia Giulia a Colloredo di Monte Albano (Ud) alla Corte del Castello (in ricordo del 40° anniversario del terremoto) e a Duino Aurisina (Ts) alla Foresteria del Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico.
Giovedì 8 maggio 2014, per Les Jours de France à Rome,
Direzione Culturale Jacqueline Zana-Victor, al Teatro di Villa Torlonia – Via Nomentana 70 ore 18:00 –
Dibattito “ Il cinema svelato “ in presenza di:
Lorella di Biase – giornalista Rai 1 – Moderatrice
Corrado Veneziano – regista, attore
Meri Lao – scrittrice, musicista di cinema
Manuel De Sica – compositore per il cinema
LES JOURS DE FRANCE A ROME
Direzione Culturale Jacqueline Zana-Victor
PARIS-ROME/ROMA-PARIGI: CINEMA IERI E
OGGI | STREET ART CONTEMPORANEA
// Lunedì 5 Maggio – Conferenza stampa
Ambasciata di Francia – Piazza Farnese sala cinema!
// Ore 11:00
In presenza di:
Alain Le Roy – Ambasciatore di Francia in Italia
Eric Tallon – Direttore culturale dell’ Ambasciata di Francia
Paolo Masini – Assessore allo Sviluppo delle periferie Roma Capitale
Sabrina Alfonsi – Presidente del Municipio Roma I
Andrea Valeri – Assessore alla Cultura del Municipio Roma I
Stampa nazionale, internazionale e di settore !!!
// Martedì 6 Maggio – Conferenza “Street art and the City”
Macro Museo d’arte Contemporanea di Roma – Via Nizza!
// Ore 11:00
dibattito sull’ impatto della nuova street art sul panorama urbano
in presenza di:
Giovanna Alberta Campitelli – Direttore Macro
Flavia Barca – Assessore alle Politiche Culturali e alla creatività Roma Capitale
Paolo Masini – Roma Capitale Ass. Sviluppo periferie (Italia)
Andrea Valeri – Roma Capitale, Ass. Cultura Municipio Roma Centro Storico
Sabrina Alfonsi – Presidente Municipio Roma I
Monica Campana – Fondatrice di Living Walls Atlanta (USA)
Gianluca Marziani – Direttore del Museo di Palazzo Collicola – curatore (Italia)
Andrea Catarci – Presidente Municipio Roma VIII
Christian Guemy C215 – street artist (France)
Angela Saltarelli – avvocato di diritto dell’arte Studio Iacobacci (Italia)
Introduzione e Moderazione Stefano S. Antonelli !
A seguire la presentazione Mostra “Paris-Rome/Roma-Parigi, i giorni della street art”
“ Un percorso comparato tra i linguaggi della street art di nuova generazione “ dal
7 giugno al 10 agosto al Macro Testaccio !!
// Mercoledì 7 Maggio – Inaugurazione
Acquario Romano – Piazza Manfredo Fanti!
// Ore 19:30
presentazione e distribuzione del programma
Autorità, Partner, Sponsor, Ospiti della Conferenza in presenza di:
Alain le Roy – Ambasciatore di Francia in Italia
Eric Tallon – Direttore culturale dell’ Ambasciata di Francia
Claudia Ferrazzi – Segretaria Generale dell’Accademia di Francia Villa Medici
Anouk Aspisiecco – Attachée Culturelle dell’ Ambasciata di Francia
Joel Lust – Lycée Chateaubriand
Nicolas Bauquet – St. Louis de France
Jacqueline Zana-Victor – Direzione Culturale Les Jours de France a Rome
Sabrina Alfonsi – Presidente Municipio Roma I
Jerome Coumet – Sindaco del XIII Arrondissement di Parigi
Paolo Masini – Assessore allo Sviluppo delle Periferie Roma Capitale
Andrea Valeri – Assessore alla cultura del municipio Roma I
Dario Marcucci – Presidente R.O.A.M.
// Ore 20:30
Concerto “Le più belle colonne sonore del cinema Italo-Francese”, Cori e Orchestra Giovanile
della Civica Scuola delle Arti di Roma diretti da Annalisa Pellegrini e Gabriele Benigni.
Temi celebri di E.Morricone, N.Piovani, B, Coulais, Y.Tiersen. !!!
// Giovedì 8 Maggio – Cinema ieri e oggi
Institut Français – Centre Saint Louis – Largo Giuseppe
Toniolo !
// Ore 09:00 – 12:00
Proiezione del film “Notre dame de Paris” (1956) di Jean Delannoy in presenza della
classe CM2B del Lycée Chateaubriand.
La proiezione sarà seguita da un dibattito presentato da Valerio De Paolis – Bim distribuzione
e con l’intervento di 3 professionisti del settore !
Teatro di Villa Torlonia – Via Nomentana 70
// Ore 18:00
Dibattito “ il cinema svelato “ in presenza di: !
Lorella di Biase – giornalista Rai 1
Corrado Veneziano – regista, attore
Meri Lao – scrittrice, musicista di cinema
Manuel De Sica – compositore per il cinema
Moderatrice Lorella di Biasi !!!!
Accademia di Francia Villa Medici – Viale della Trinità dei Monti !
// Ore 20:30
Proiezione “Une journée à Rome” regia di Francesca Comencini (2012) – Ingresso libero
in presenza della Presidente della Commissione Cultura del Comune di Roma Michela De
Biase !!!!!
// Venerdì 9 Maggio – Cinema oggi
Accademia di Francia Villa Medici – Viale della Trinità dei Monti !
// Ore 20:30
Proiezione “Two days in Paris” regia di Julie Delpy (2007) – Ingresso libero
in presenza della Presidente Commissione Cultura del Municipio I Annalisa Secchi !!!!// Lunedì 12 Maggio – OMAGGIO A CARLO LIZZANI
Institut Français – Centre Saint Louis
Largo Giuseppe Toniolo
In collaborazione con il Lycée Chateaubriand!!!
// Ore 18.30 – 20:00
Ricordo del Maestro e del suo impegno sociale
In presenza di: Francesco Lizzani | Martina Bonichi – critica | Maurizio Testa – giornalista,
scrittore | Massimo Calanca – Presidente Cinema Avvenire, critico e psicoterapeuta !
// Ore 20:00
Cocktail !
// Ore 21:00 – OMAGGIO A CARLO LIZZANI
Proiezione del film “Celluloide“ (1996) regia di Carlo Lizzani
La storia della realizzazione di “Roma città aperta” (1954) di Roberto Rossellini !!!
// 7 giugno – 17 agosto
Paris-Rome/Roma-Parigi, i giorni della Street Art
Macro Museo d’arte Contemporanea di Roma – Testaccio
// Ore 18:00
Inaugurazione della mostra “Paris-Rome/Roma-Parigi, les jours du street art”, un percorso
comparato tra i linguaggi della street art di nuova generazione, curata da Stefano S.
Antonelli, artisti in mostra: !
C215 – Francia / Alexone – Francia / Popay – Francia / Epsilon Point – Francia / Philippe
Beaudelocque – Francia / Seth – Francia / 108 – Italia / Moneyless – Italia /Eron – Italia / Tellas
– Italia / Lucamaleonte – Italia / Andreco – Italia !!!!!!!
LES JOURS DE FRANCE A ROME
Direzione Culturale Jacqueline Zana-Victor
! Jacqueline Zana-VIctor
zana-victor.jacqueline@orange.fr
Sfoglia le prime 15 pagine del Dizionario maniacale del sette
Guarda i brevi video su i Fiori del Male, rivista on line di cultura antica e contemporanea, in cui Meri Lao presenta singole voci del Dizionario maniacale del sette
qui il video: da 8:02 a 11:30 Meri Lao col suo Dizionario maniacale del sette intervistata da Claudio Strinati.
Chiesa San Marcello al Corso o dei Sette Santi Fondatori, Roma, 3 agosto 2014
Cara Meri, la bellissima recensione di Eco è l’ennesima prova del fatto che i veri grandi (che sono pochi) sono anche le persone più disponibili e generose, mentre le mezze calzette (o se preferisci le mezze seghe) sono i più arroganti.
A.M. – marzo 2014
Non smetti mai di stupirci, Meri. Solo tu potevi concepire un’idea così geniale e portarla avanti con tanta ricchezza inventiva e rigore di ricerca. Brava bravissima! Il Dizionario maniacale del sette è un libro veramente ‘aperto’, erudito e fantastico insieme.
Paola Pallottino – febbraio 2014
> 23/04/2015 Meri Lao conduce un seminario sul tema Contare, cantare e raccontare per non dare i numeri. – Aula Montuori – ex Mattatoio, piazza Giustiniani, ROMA3, ore 15.
Nell’ambito dei seminari svolti dai docenti di Matematica del Dipartimento di Architettura, proff. Corrado Falcolini, Paola Magrone, Laura Tedeschini-Lalli; intervengono i proff. Giovanni Longobardi, Michele Emmer, Ginevra Salerno.
Vorrei consigliare per la passione e la curiosità un libro: Meri Lao, Dizionario maniacale del sette, un viaggio visionario su tutti i possibili utilizzi del numero sette in 707 voci, pubblicato dall’autrice in proprio, libro che ha avuto gli elogi di Umberto Eco. Scrive nella introduzione Meri Lao, personaggio leggendario della cultura musicale e letteraria tra Europa e Sudamerica: “Se è vero, come ha detto Albert Einstein, che non tutto ciò che può essere contato, conta, e non tutto ciò che conta può essere contato, penso che ci sia sempre l’occasione di assaporare la radice comune delle parole cantare e incantare, contare e raccontare.” Michele Emmer.
> 26/05/2014 Meri Lao presenta il Dizionario maniacale del sette, intervistata da Luciana Cisbani, per il Caffè Letterario di Crema, al Teatro San Domenico (piazza Trento e Trieste) – ore 20:45. Guarda la locandina dell’evento
> 29/03/2014 – Venezia, Intervento di Meri Lao su Matematica e Musica (Dizionario maniacale del sette) – Palazzo Franchetti, Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti, ore 14:30 – Convegno di Matematica e Cultura 2014 (pdf) ideato da Michele Emmer
Guarda il video su Youtube
> 28/03/2014 L’infinito e incrociato universo di Meri Lao, ponte tra continenti temi e saperi, Università degli Studi di PADOVA, Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali, Corso di aggiornamento professionale in Studi latinoamericani e dei Caraibi, aula L, ore 16.30 (qui il pdf del volantino).
> 14/12/2013 – Teatro del Sale, Firenze. Sergio Staino presenta Meri Lao “Dizionario maniacale del sette” con l’accompagnamento di sette tanghi per fisarmonica eseguiti in scena da Gianni Coscia. – Cena ore 19.30. Spettacolo ore 21.30.
> 03/12/2013 – Radio Vaticana intervista Meri Lao. Eclettica, geniale, instancabile, Meri Lao, origini italiane ma naturalizzata argentina, compositrice, ricercatrice e scrittrice, porta alle stampe il suo Dizionario maniacale del sette, una insolita passeggiata attraverso i segreti teologici, magici, mitici e storici di un numero dispari, appunto il sette. Un’occasione, per Laura De Luca per incontrare nuovamente un’artista ultraottantenne, portatrice di un entusiasmo di ragazza.
> 07/11/2013 Presentazione del Dizionario maniacale del sette. Con Meri Lao l’arch. Stefania Tuzi, dell’Università La Sapienza, e altri colleghi ed ex allievi del Virgilio presso Casa Argentina, Via Veneto 7, Roma, brunch letterario ore 13.
Ritratto continuo mod. 3.375.020.000, riferito al numero approssimativo di donne nel mondo, è un ritratto di gruppo al femminile in cui le singole donne sono espressione di un nuovo concetto d’identità sociale. L’artista chiede a ogni donna partecipante di riflettere sul proprio ruolo e di sintetizzarlo sporcandosi le mani per scagliare un messaggio al di là del video.
Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Roma, Viale delle Belle Arti.
Sabato 30 novembre 2013 – 5 febbraio 2014.
365D – Trecentosessantacinque giorni da donna è un libro in grande formato di ritratti fotografici e storie di donne. Come in un calendario, 365 donne raccontano un fatto accaduto nella loro vita in quel particolare giorno. Donne famose o sconosciute, di tutte le età, estrazione sociale e provenienza geografica in una successione di storie poetiche o drammatiche, violente o romantiche, contraddittorie, reali. Mostra fotografica itinerante di tutti i ritratti delle donne presenti nel libro.
Centrale Montemartini – Via Ostiense 106 – Dal 2 al 25 marzo 2012
Parte 1 – Meri Lao nel programma Musica Sera – Labirinti musicali di A. Ramadori e D. Palladini, 1980.
Meri parla del libro “Musica Strega”, ricerca di una dimensione femminile rimossa della musica, e del contributo al film di Fellini “La città delle donne” con la scena della tartaruga, vocalità femminile unita allo yoga.
Parte 2 – Meri Lao nel programma Muove la Regina di D. Palladini e A. Foti, settembre/ottobre 1993.
Meri racconta la storia “politica” e “magno greca” del suo nome, il suo rapporto con il maschile, la differenza di genere dell’informazione, il libro delle Sirene e il messaggio ultimo delle incantatrici del mare.
Guarda il video su TouTube
FEBBRAIO 2007
Volver, il verbo del tango. La nostalgia per le persone che non ci sono più, per la giovinezza che ormai è lontana… Si vorrebbe tornare indietro, ma lo si può fare solo con la memoria, aggrappandosi ai ricordi. Volver al passato, volver a casa, volver indietro… Tornare, dunque. Y ella vuelve. Meri Lao torna alle sue origini, in questa intervista che mi concede nello studio della sua casa romana a Monteverde. Definirla un’artista a tutto tondo forse non basta. Lei, che come ha detto Umberto Eco, “ha dedicato una vita al tango ed è certamente chi ha sempre raccontato meglio questa magnifica vicenda”, ritorna con la memoria alla sua infanzia, trascorsa fra Uruguay e Argentina. All’inizio furono i suoi genitori, emigrati in Sudamerica quando Meri aveva solo due anni, a indirizzarla allo studio del pianoforte. Aveva quattro anni, la piccola, quando a casa sua era ospite una soprano, che all’indomani doveva fare un’audizione importante. Stava provando un brano della “Madame Butterfly”, a cappella. Ma sbagliava un acuto. La bambina la corresse subito, e cantò il sol bemolle. Nello stupore di tutti.
“L’avevo sentito qualche volta, in un disco. E mi era rimasta stampato nella mente. Si scoprì poi che avevo l’orecchio assoluto. Sembra che sia congenito”.
Gli anni passano rapidissimi, mentre la giovane Meri, impegnata negli studi del liceo, nei primi concerti pianistici, trova anche il tempo di coltivare il tango.
“Una forma che mi rappresenta, nata attorno il 1880 su entrambe le sponde del Rio de la Plata, a Buenos Aires e a Montevideo, dove ho vissuto gli anni formativi. Se fossi cresciuta a New Orleans o a Los Angeles mi sarei occupata di jazz”.
A 25 anni decide di dare una svolta alla sua vita. Vende il pianoforte e parte. Destinazione: Parigi. Torna così per la prima volta in Europa e inizia subito a respirare quel clima di grande fermento musicale che caratterizza in quegli anni la capitale francese. Conosce Pierre Boulez e Pierre Schaeffer, entra nel vivo della cosiddetta “Musique Concrète” che sta nascendo nell’ambiente parigino .
“Frequentavo molto i teatri di Parigi. Le cene con gli artisti a fine spettacolo erano i luoghi ideali dove scambiare opinioni sulla cosiddetta “nuova musica”. Quella musica di cui poi scriverò anche nei manuali per la Nuova Italia del 1968, affrontando in tutte le sue sfaccettature quella che sarà l’avanguardia. Studiavo il piano con Eliane Richepin e, guarda caso, Tristan Richepin, suo ex marito, dopo molti anni sarebbe stato il mio impresario con programmi anticonformisti, lui nipote del famoso accademico Jean Richepin che nel 1913 aveva lanciato il tango rioplatense nelle vetuste sale della Sorbonne”.
Quando alla fine del ’54 Meri arriva a Roma, la capitale si sta lentamente riprendendo dal dramma della seconda guerra mondiale. Non è ancora esplosa la dolce vita. Ma Via Veneto di sera già inizia a riempirsi di luce e di persone in cerca di cose nuove.
“Cominciai a insegnare Storia della musica e del teatro nei licei sperimentali di Roma. Feci vari progetti innovativi, con i miei allievi della Bufalotta. Volevo trasmettere loro qualcosa che andasse oltre alle semplici lezioni di musica. Che sapessero leggere criticamente i testi, e come trasmetterli in maniera originale”.
Meri si ambienta perfettamente nella Capitale e conosce i più grandi compositori dell’epoca. Lo Studio di Fonologia Musicale di Milano sarà il fulcro attorno al quale in Italia si svilupperà l’avanguardia musicale: viene creato ufficialmente nel 1955 nella sede della Radio Audizioni Italiane (RAI). I fondatori sono Bruno Maderna e Luciano Berio come direttori artistici, insieme al fisico Alfredo Lietti e al tecnico Marino Zuccheri. La caratteristica di questo studio è quella di una apertura e di un interesse a tutte le varietà di elaborazione sonora. Per un buon periodo è uno degli studi più all’avanguardia in Europa: ha nove oscillatori, dei generatori di rumore, vari modulatori, un pannello di filtri, un Tempophon (un regolatore di tempo e frequenza che permetteva di variare la durata del tempo di registrazione mantenendo inalterata l’altezza).
“In quel periodo conobbi Luigi Nono e Bruno Maderna, insieme a amici del cinema come Kim (Franco Arcalli), Valerio Zurlini, Sergio Canevari. Aldo Clementi, che ho risentito recentemente dopo tanti anni, e mi ha riconosciuto subito la voce. Antonio De Blasio, Franco Evangelisti, tutti loro mi davano molto materiale, erano sempre gentili e disponibili. Erano molto fiduciosi di quello che stavano facendo come gruppo d’avanguardia. Io sono andata anche da Petrassi, avevo preparato le sue Invenzioni, nel momento in cui mi trovavo alla frontiera tra lasciare il piano e dedicarmi a seminari, convegni e insegnamento. Non c’è molto repertorio per pianoforte di musica contemporanea, purtroppo. Ricordo che Petrassi mi parlò molto bene delle opere di Ennio Morricone e aggiunse: “Peccato che si sia dedicato al cinema!”. Finalmente, però, quest’anno si sono accorti che meritava l’Oscar! Io ero sempre alla ricerca di materiale nuovo, ho parlato anche con la vedova di Luigi Russolo, ma degli intonarumori non era rimasta nessuna traccia. Anzi, sperava avessi io qualcosa da poterle dare del Maestro! Allora si faceva tutto sulla memoria, sul sentito dire, non come oggi. Era veramente difficile cercare materiale! In quel periodo di grande fermento dell’avanguardia italiana, fui invitata ad andare in una tournée ufficiale, organizzata dal ministero degli Esteri, e accettai con molto entusiasmo. Ho suonato il Concerto per Dimitri per piano e orchestra di Riccardo Malipiero, in varie capitali sudamericane. Andai anche a Tunisi, dove ho tenuto un seminario sulla musica elettronica e sulle avanguardie musicali italiane.
Nei primi anni Sessanta Meri tornava spesso in Sudamerica per delle tournée, era una vera e propria passionaria dell’avanguardia. Rinnovava sempre i suoi programmi con varietà e gusto, ma non lasciava da parte il tango.
“Mi piacevano e continuano a piacermi, i pianistoni – Liszt, Chopin, Schumann, Bartók – ma ho sempre messo nei programmi dei miei concerti brani di musica contemporanea, alcuni scritti per me. Non ho mai ritenuto che il tango fosse inferiore. Mescolavo il tango Malena con Rachmaninov perché mi veniva naturale, come se fossero memorie delle dita nella tastiera. La contaminazione, che va così di moda oggi, la facevo già da quel dì. In genere cominciavo i concerti con la musica contemporanea e poi finivo coi romantici. All’inizio il pubblico rimaneva un po’ stupito perché non era abituato a queste innovazioni. A distanza di anni, qua in Italia, ancora oggi trovo dei programmi che si ostinano a ripetere le stesse sonate, le stesse opere.”
Ma oltre a esibirsi e studiare, Meri Lao ha scritto anche molti libri. Il primo nel 1967, quando l’editore François Maspero le pubblica Basta. Canti di testimonianza e rivolta dell’America Latina, una raccolta di centinaia di canzoni con traduzione e trascrizione musicale su pentagramma.
“Il titolo originale è Basta! Chants de témoignage et de révolte de l’Amérique Latine, che ha un record piuttosto particolare: è stato il libro più rubato nelle librerie francesi. Costava molto per le tasche ‘rivoluzionarie’… Il libro arrivò in bozze di stampa nelle mani di Fidel Castro, che mi inviò subito un telegramma, invitandomi a Cuba. Ci andai per un mese. Mi proposero di fermarmi per sempre. Ma, anche se non credo a certi avverbi di tempo, tornai per poco a Roma e da lì di nuovo un aereo per Cuba. Tre anni trascorsi in quella magnifica isola, vissuti intensamente, ho anche tagliato la canna da zucchero col machete, follie del lavoro volontario collettivo, all’Istituto della Radio Televisione avevo l’incarico di riorganizzare la musica cosiddetta per i giovani, e all’ICAIC insegnavo come applicare la musica nel cinema d’animazione, scelta, montaggio, anelli, strumenti fai da te”.
Ma Meri Lao, nei suoi numerosi saggi sulla musica, si è occupata anche dei trovatori latini, dalla celeberrima cilena Violeta Parra fino a Pablo Milanés e Silvio Rodríguez, e li ha fatti conoscere al grande pubblico.
“Violeta la conobbi in Francia nel 1965 e a Cuba poi ho rivisto i suoi due figli, dopo il suicidio di lei… A soli 47 anni si è tolta la vita, non ha retto il ritorno in Sudamerica, che negli anni della sua permanenza europea aveva cambiato totalmente volto. E poi il dolore per un amore finito le ha fatto premere il grilletto. Ho partecipato anche al documentario Viola Chilensis che ricorda la sua figura. Nel mio libro “Trovatori dell’America Latina” del 1975 parlo molto di lei, della sua musica e dei suoi testi, che ho raccolto e tradotto. Nel libro Trovatori dell’America Latina ho anche antologizzato Atahualpa Yupanqui, il capostipite, l’uruguayano Daniel Viglietti e il brasiliano Chico Buarque de Hollanda.
A Cuba venivano da me Pablo Milanés e Silvio Rodríguez, ragazzi di grande talento, sono stata anche loro insegnante all’ICAIC. Silvio, a soli vent’anni, aveva composto già migliaia di canzoni. Rilegava i testi con due viti a farfalla, in un blocco più alto che largo, e suvvia a cantarle con la chitarra, che grande fantasia musicale. Tutti questi “miei” trovatori hanno vinto poi in Italia il premio Tenco, tranne purtroppo Violeta, che non davano premi postumi.
Anche Meri ha vinto questo premio, per l’operatore culturale, nel 2001. Così recita la motivazione: “musicista, musicologa, scrittrice, ricercatrice che ha approfondito e divulgato in particolare temi legati alla didattica musicale e al ruolo della donna nella canzone, ma soprattutto, da vera sirena, ha attirato il pubblico italiano ed europeo nei segreti della grande canzone latinoamericana, diventandone studiosa tra i massimi del mondo”.
Sirena, l’hanno definita. Lei, conoscitrice del tango tra le massime al mondo, è anche una grande, grandissima esperta di sirene, di cui possiede una raccolta iconografica impressionante, che conta oltre 4000 raffigurazioni, per non parlare di musiche e di video. È questa una delle sue più grandi passioni, scaturite sul set, quando lavorò a fianco di Federico Fellini nel suo film Le città delle donne del 1980, per il quale Meri compose un tango congo, che funge da leit-motiv della prima parte della pellicola. Una donna senza uomo è, tradotto da lei stessa in sei lingue, che potrebbe porsi come un inno femminista allegro e ironico.
I suoi libri più celebri sono quelli sul tango. Il primo volume sul tema lo pubblicò a Milano e a Buenos Aires nel 1975. Titolo: Tempo di tango. Negli anni successivi, manderà in stampa anche Voglia di tango, T come tango e Todo tango… Su questo tema Meri Lao non si stanca mai di scrivere, né di parlare. Vorrebbe scalzare tutti i luoghi comuni (“ballo sensuale”, “nato nei bordelli malfamati”) che lo schiacciano e impediscono di capirne l’essenza, la vera storia, profondamente intrecciata a quella dei nostri emigranti che partivano in cerca della Merica, al Rio de Plata, alla fine del XIX secolo.
“Ancora non c’era un libro sul tango o i pochi che c’erano trattavano solo i singoli localismi, i pettegolezzi sui divi del momento. Io invece ho pensato di scrivere di tango con una certa universalità, per i non addetti ai lavori. Per me e per i latinoamericani in genere, il ballo è l’aspetto più vistoso, ma non il principale. Importa la musica, le orchestre, gli arrangiamenti. E importano le parole. Nei miei libri figurano cento, centocinquanta testi di canzoni nella lingua originale, con la traduzione a fronte. Sono gli stessi tanghi che si ballano oggi, nelle milongas italiane tanto di moda. Li ho incamerati nella memoria sin da bambina, è un piacere enorme interiorizzarli, capirli, riconoscerli”.
Alcuni tanghi a contenuto sociale, però, sono stati censurati in Sudamerica. Fraintesi o forse temuti proprio per ciò che volevano trasmettere a chi li ascoltava.
“Il tango è stato proibito dalla dittatura, sì. Gardel, morto nel 1935, fu censurato addirittura nel 1976 per alcuni suoi testi ritenuti sovversivi. Dónde están?- canta il tango, domandandosi sempre dove sono gli assenti, dove sono le voci del passato. Così quando vedo le donne disperate, a Plaza de Mayo, che piangono i figli scomparsi, che inalberano cartelli chiedendo dove sono, non posso fare a meno di pensare a questo Ubi sunt ossessivo del tango”.
Ora Meri Lao ha appena concluso una lunga tournée nelle maggiori città italiane, con lo spettacolo “100 anni di tango”, con la conduttrice Maria Teresa Ruta, Pier Aldo Vignazia, Willy Pasini, medici e psicologi, per far conoscere alla gente le capacità terapeutiche del tango.
Instancabile nella sua frenetica attività, Meri non si ferma un attimo. Ora sta ultimando il suo Dizionario maniacale del sette che andrà presto in stampa. Un nuovo libro, una nuova avventura per questa “sirena latina”. Così si chiama il suo sito, visita imperdibile per i navigatori di Internet affascinati dal mondo della musica sudamericana. Potete scriverle un’email e riceverete sicuramente una risposta. “Non capisco proprio le persone cariche di segretarie che non ti rispondono mai! O sono accidiosi senza rimedio o sono cafoni!”, mi ha detto con quel suo accento meravigliosamente “ispanico”, segno inconfondibile di un passato sudamericano che è oggi parte integrante del suo presente romano.
30 luglio 2005 Continua →
Sulla scia della prima edizione del libro Musica strega, con un gruppo di donne desiderose di sperimentare nella vocalità e la gestualità femminile associate allo Yoga, avevo aperto un laboratorio a Roma. Fellini volle una scena per il suo film La città delle donne: la osservò con cura e la riprese interamente con tutto rispetto. Indipendentemente da ciò che è rimasto della stessa dopo il montaggio, ecco alcuni appunti illustrati dalle foto scattate sul set da Deborah Beer.
Siamo sei. Ciascuna di noi ha scelto il suo colore (quello della calzamaglia) e la sua vocale (per il canto). Fiammetta D’Emilio (lilla, a), Gilberta Alpa (blu, i), Virginia Ciuffini (rosa, ö), Bianca Galvan (rosso, e), Gabriella Spigarelli (bordeaux, o), Meri (verde, u).
Inspiriamo alternativamente, in modo che rimanga sempre un suono pedale costituito da almeno due vocali. Stese per terra, sedute o inginocchiate, per cercare di mantenerci su una fascia sonora orizzontale, compatta, ci muoviamo come al rallentatore, passando da una posizione all’altra senza soluzione di continuità.
1) Sedute a gambe incrociate, disposte in cerchio ma guardando verso l’esterno. Partiamo con le mani unite poggiate per terra, e le alziamo progressivamente fino a raggiungere la massima altezza. Ci sciogliamo per adottare, sempre in cerchio, le posizioni successive.
2) Diverse figure di dondolo. Fiammetta, afferrandosi i piedi, si muove avanti-indietro, lo stesso di Bianca, che aggiunge i colpi regolari di uno sgabello. Gabriella e Virginia, schiena contro schiena, con la nuca poggiata sulla spalla dell’altra, si dondolano di fianco. Gabriella sostiene nelle braccia la sua gamba sinistra, come se la cullasse. Meri, sdraiata, con le gambe appena piegate, alza il tronco e tende le braccia in avanti sempre con maggiore agitazione.
3) Momento culminante, tensione massima delle voci e degli strumenti. Fiammetta e Gabriella aiutano Meri a puntellare i talloni contro i fianchi per adottare la posizione della ruota (il parto). Bianca abbandona lo sgabello e comincia a strappare le stoffe (quelle grosse, da tapezzeria o blue-jeans, producono un suono grave; quelle fini, specialmente le fodere, un suono acutissimo). Gabriella immerge uno scolapasta di terracotta dentro una tinozza e lo alza lasciando cadere forti schizzi d’acqua: la pioggia fa da cortina al suo volto. Gilberta scuote un setaccio pieno di fagioli, ceci, lenticchie e granturco: ricorda Les Vailleuses de grain di Courbet. Virginia strappa le stoffe, Bianca ne intreccia le strisce.
4) Posizioni sempre più interiorizzate. Fiammetta, in ginocchio, avanza il busto e le braccia nel gesto dell’offerta, per retrocedere fino alla posizione del diamante e stendersi per terra: assomiglia a una sirena, coi piedi-pinne ai fianchi.
5) Disposizione in serpentina, non più in cerchio. Per ottenere una maggiore introspezione adottiamo la posizione della tartaruga, creatura fra le più antiche, capace di vivere nella terra come nel mare, di uscire dalla sua fortezza naturale, e di resistere alle prove del mondo esterno rinchiudendosi. I tempi individuali sono diversi per ciascuna, per cui all’inizio della serpentina c’è Gabriella (che, incinta, ha difficoltà per piegarsi), e così via le altre fino a Meri, che pratica lo hatha-yoga sin dall’adolescenza e riesce a piegarsi totalmente toccando il pavimento con la fronte, le braccia stese sotto le gambe. Statiche in questo diminuendo plastico, emettiamo le ultime vocali (respirazione clavicolare, con risonanze di “corazza” dato l’atteggiamento che hanno preso i corpi), concentrate su noi stesse.
Dal libro di Meri Lao Musica strega, Edizioni delle Donne, 2ª edizione 1980, pp 100 e sgtt., e successive traduzioni in spagnolo e tedesco.