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Scena di Musica strega realizzata per il film di Federico Fellini “La città delle donne”

Sulla scia della prima edizione del libro Musica strega, con un gruppo di donne desiderose di sperimentare nella vocalità e la gestualità femminile associate allo Yoga, avevo aperto un laboratorio a Roma. Fellini volle una scena per il suo film La città delle donne: la osservò con cura e la riprese interamente con tutto rispetto. Indipendentemente da ciò che è rimasto della stessa dopo il montaggio, ecco alcuni appunti illustrati dalle foto scattate sul set da Deborah Beer.
Siamo sei. Ciascuna di noi ha scelto il suo colore (quello della calzamaglia) e la sua vocale (per il canto). Fiammetta D’Emilio (lilla, a), Gilberta Alpa (blu, i), Virginia Ciuffini (rosa, ö), Bianca Galvan (rosso, e), Gabriella Spigarelli (bordeaux, o), Meri (verde, u).
Inspiriamo alternativamente, in modo che rimanga sempre un suono pedale costituito da almeno due vocali. Stese per terra, sedute o inginocchiate, per cercare di mantenerci su una fascia sonora orizzontale, compatta, ci muoviamo come al rallentatore, passando da una posizione all’altra senza soluzione di continuità.
1) Sedute a gambe incrociate, disposte in cerchio ma guardando verso l’esterno. Partiamo con le mani unite poggiate per terra, e le alziamo progressivamente fino a raggiungere la massima altezza. Ci sciogliamo per adottare, sempre in cerchio, le posizioni successive.
2) Diverse figure di dondolo. Fiammetta, afferrandosi i piedi, si muove avanti-indietro, lo stesso di Bianca, che aggiunge i colpi regolari di uno sgabello. Gabriella e Virginia, schiena contro schiena, con la nuca poggiata sulla spalla dell’altra, si dondolano di fianco. Gabriella sostiene nelle braccia la sua gamba sinistra, come se la cullasse. Meri, sdraiata, con le gambe appena piegate, alza il tronco e tende le braccia in avanti sempre con maggiore agitazione.
3) Momento culminante, tensione massima delle voci e degli strumenti. Fiammetta e Gabriella aiutano Meri a puntellare i talloni contro i fianchi per adottare la posizione della ruota (il parto). Bianca abbandona lo sgabello e comincia a strappare le stoffe (quelle grosse, da tapezzeria o blue-jeans, producono un suono grave; quelle fini, specialmente le fodere, un suono acutissimo). Gabriella immerge uno scolapasta di terracotta dentro una tinozza e lo alza lasciando cadere forti schizzi d’acqua: la pioggia fa da cortina al suo volto. Gilberta scuote un setaccio pieno di fagioli, ceci, lenticchie e granturco: ricorda Les Vailleuses de grain di Courbet. Virginia strappa le stoffe, Bianca ne intreccia le strisce.
4) Posizioni sempre più interiorizzate. Fiammetta, in ginocchio, avanza il busto e le braccia nel gesto dell’offerta, per retrocedere fino alla posizione del diamante e stendersi per terra: assomiglia a una sirena, coi piedi-pinne ai fianchi.
5) Disposizione in serpentina, non più in cerchio. Per ottenere una maggiore introspezione adottiamo la posizione della tartaruga, creatura fra le più antiche, capace di vivere nella terra come nel mare, di uscire dalla sua fortezza naturale, e di resistere alle prove del mondo esterno rinchiudendosi. I tempi individuali sono diversi per ciascuna, per cui all’inizio della serpentina c’è Gabriella (che, incinta, ha difficoltà per piegarsi), e così via le altre fino a Meri, che pratica lo hatha-yoga sin dall’adolescenza e riesce a piegarsi totalmente toccando il pavimento con la fronte, le braccia stese sotto le gambe. Statiche in questo diminuendo plastico, emettiamo le ultime vocali (respirazione clavicolare, con risonanze di “corazza” dato l’atteggiamento che hanno preso i corpi), concentrate su noi stesse.

Dal libro di Meri Lao Musica strega, Edizioni delle Donne, 2ª edizione 1980, pp 100 e sgtt., e successive traduzioni in spagnolo e tedesco.